Cronaca

Il giallo sulla morte del cacciatore di Antillo, la moglie: "Basta rinvii, voglio giustizia per mio marito"

La richiesta di archiviazione presentata a giugno non è stata ancora notificata a tutte le parti. "Così perdiamo tempo prezioso. Le perizie depositate parlano chiaro: non è stato un incidente"

Antonella Zuccarello con Giuseppe Mastroeni

“Devono riesumare la salma di mio marito e mi devono dire come è morto. Non posso più vivere con questo giallo mentre i tempi della giustizia diventano sempre più lunghi”.

E’ un fiume in piena Antonella Zuccarello, la moglie di Giuseppe Mastroeni, 52 anni, di Antillo, morto in circostanze misteriose a novembre del 2017 a Monte Cavallo in territorio di Mandanici, dove era andato per una battuta di caccia al cinghiale.

La procura di Messina ha chiesto a giugno di archiviare ancora una volta come “incidente” la morte del cacciatore anche se il provvedimento non è stato ancora notificato a tutte le parti che si sono costituite.

“In tanti non hanno ancora ricevuto nulla – spiega Antonella Zuccarello – io sì tramite il mio avvocato a cui è stato notificato il provvedimento ed ha già presentato ricorso. Ma tutte le parti devono ricevere l’atto prima che il gip possa fissare l'udienza per sentire le ragioni di tutti ed emettere il proprio verdetto. Data la situazione rischiano dunque di slittare ancora i tempi per la decisione ma la mia famiglia è già troppo provata, aspetta giustizia da cinque anni”.

Sulla morte del cacciatore sono tanti i punti oscuri da chiarire. L’ultima perizia depositata dalla famiglia, quella del biologo molecolare forense, Salvatore Spitaleri, con una lunga carriera al Ris di Messina, porta acqua alla tesi già avanzata da un altro perito, l’ingegnere Rodolfo Urbani che aveva già scartato l’ipotesi di un masso caduto accidentalmente dal costone roccioso che ha ucciso Giuseppe Mastroeni.

Emerge invece che il corpo sarebbe stato spostato da qualcuno poco dopo la morte e l’impronta di una scarpa impressa con il sangue sulla giacca della vittima. Secondo Spitaleri chi ha calpestato il sangue per poi lasciare l’impronta, lo ha fatto quando il sangue era ancora fresco, subito dopo la morte altrimenti la scarpa non sarebbe rimasta imbevuta.

Il perito esclude che possa essere accaduto nelle fase di recupero del corpo, avvenute 12 ore dopo la morte, perché il sangue sarebbe stato già secco.

La speranza ora è che una autopsia possa chiarire i dubbi che la moglie coltiva sin dai primi giorni della morte del marito e avallate da un testimone che qualche mese dopo la tragedia ha raccontato di aver visto Giuseppe Mastroeni litigare con qualcuno che lo avrebbe poi strattonato facendolo precipitare.

"Sono angosciata dai tempi che si allungano – dice oggi a MessinaToday la moglie di Mastroeni assistita dal'avvocato Alessandra Maria Delrio -  A noi risulta che sono solo due le notifiche con la richiesta di archiviazione che risale a giugno. Come mai siamo a settembre e ancora gli altri non hanno ricevuto nulla? Se si pensa che ognuno di loro ha trenta giorni di tempo per opporsi, i conti sono presto fatti. Rischiamo di perdere ancora tempo prezioso".


Si parla di