Cronaca

VIDEO | Sindrome di Asperger: "Mi chiamo Emanuele, ho 19 anni e voglio combattere i pregiudizi"

La testimonianza di un giovane messinese che ha incontrato alcuni studenti del Liceo "E. Basile" in occasione della Giornata mondiale per la consapevolezza sull'autismo, per invitarli a riflettere su diversità e inclusione

"Ognuno di noi è speciale per quello che è, anche se questo vuol dire avere la sindrome di Asperger. Il normotipo? È soltanto una diagnosi: ognuno è normale a modo suo". È questo il messaggio che ha lasciato con la sua testimonianza diretta Emanuele Bitto, 19enne messinese, nel corso di un incontro con la 3 B dell'indirizzo "moda" del Liceo artistico "Basile" martedì 4 aprile, nell'ambito delle iniziative legate alla Giornata mondiale per la consapevolezza sull'autismo. Un racconto senza veli e senza filtri della sua vita per sensibilizzare i giovani all'inclusione contro qualsiasi pregiudizio verso la diversità.

"Sin da piccolo i miei genitori hanno notato che qualcosa in me non andava - ha raccontato agli alunni -  Non accettavo i cambiamenti e avevo difficoltà a elaborare gli stimoli esterni. Alcuni pensavano fossi stupido o viziato, ma poi intorno ai 6 anni è arrivata la diagnosi". Da lì per Emanuele si è aperto un percorso di crescita verso la scoperta dei suoi pregi e dei suoi punti di forza.

"All'asilo ho avuto difficoltà a integrarmi, ma alle elementari tutto è cambiato - ha proseguito - Ho dovuto imparare a stare seduto, a concentrarmi e a svolgere tante attività che possono sembrare scontate ma che per me non lo erano e non sono certamente mancati i momenti di tristezza e depressione ma grazie alle persone che hanno creduto in me ho scoperto le mie qualità superando le difficoltà". 

A sostenere Emanuele, oltre alla sua famiglia, anche Anna Novarese, docente di sostegno del Liceo "Basile", che ha organizzato l'incontro, e che per il ragazzo è stata una figura di riferimento nel corso degli anni scolastici e non solo. "Gli anni dell'adolescenza sono stati senza dubbio complessi - ha proseguito Emanuele - Chi è Asperger spesso ha difficoltà a interpretare i doppi sensi, le espressioni facciali, non conosce le dinamiche sociali e va stimolato dagli altri. I miei compagni lo facevano, ma mi rendo conto che c'è ancora tanta strada da fare per educare la società alla conoscenza dell'autismo e dei suoi meccanismi soprattutto per chi, come me, è ad alto funzionamento cognitivo". 

Concluso il percorso scolastico Emanuele si è trovato a dover capire quale strada intraprendere.  "Sono ancora indeciso se continuare gli studi iscrivendomi all'Università alla facoltà di economia o di psicologia - ha aggiunto - Intanto sto lavorando insieme a mio cognato, che gestisce una attività di intrattenimento in città. Per chi come me ha provato a inserirsi nel mondo del lavoro il limite maggiore è il pregiudizio dei datori di lavoro". 

Nel corso dell'incontro con la classe, che ha attivamente partecipato alla riflessione, Emanuele ha voluto lanciare la sua sfida: "La consapevolezza è importante per abbattere le barriere culturali - ha concluso - Una persona non può far rumore ma tante sì e la scuola è il luogo più importante dove veicolare il cambiamento per le future generazioni". 


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