Cronaca

“Ospedale Piemonte fondamentale per il sistema di protezione civile”, ondata di proteste contro la trasformazione in centro covid

Al coro unanime di condanna da parte dei politici messinesi, si unisce quello dei sindacati. Coas e Aaroi-Emac evidenziano tutte le criticità del provvedimento e tutti gli obiettivi mai raggiunti fino ad oggi. La Cisl: “In due anni non c’è stata alcuna programmazione né sulla gestione della malattia e dei pazienti"

“Ma vogliamo fare morire la gente per mancanza di cure ordinarie? Ma pensate che siamo cretini? I posti letto che state creando ora per l’emergenza covid non lo state togliendo alle cure ordinarie . E i personale?”.

Sono in tanti a farsi le stesse domande, retoriche, poste ieri dal sindaco di Messina Cateno De Luca durante la riunione al Coc. Un tema, quello delle cure ordinarie che ieri ha tenuto banco dopo la notizia di nuovi posti letto da destinare all’emergenza Covid da sottrarre a quelli ordinari degli ospedali cittadini e al Cutroni Zodda di Barcellona.

Coro di proteste dalla politica

Ma la preoccupazione maggiore è per l’ospedale Piemonte  e il suo pronto soccorso.

Se i deputati del M5Stelle Valentina Zafarana e Antonio De Luca puntano il dito contro l’assessore Ruggero Razza e il suo staff (“dopo due anni di pandemia, dopo tutti i fondi trasferiti dal governo nazionale, dopo tutto il tempo che hanno avuto per programmare e aumentare le dotazioni dei reparti Covid, adesso l’unico ospedale del centro cittadino è costretto a chiudere il pronto soccorso e i pazienti attualmente in carico saranno trasferiti altrove, presumibilmente nelle cliniche private”), il segretario cittadino del Pd, Franco De Domenico, evidenzia che i posti Covid in più sono “cento posti non aggiuntivi, ma sottratti alla sanità”. In due anni “niente terapie intensive nuove, niente reparti nuovi, l’unica cosa che si riesce a fare dopo mesi di immobilismo, improvvisazione e superficialità, è di tirare fuori dal cilindro 40 posti Covid al Piemonte che comportano la chiusura dell’ospedale”. 

Tommaso Calderone, capogruppo di Forza Italia all'Ars, sottolinea un altro aspetto: quello dei malati oncologici: «Ci sarebbero parecchi pazienti oncologici nel Reparto di Urologia costretti a una lunga lista d’attesa per potere effettuare importanti esami, che potrebbero presupporre consequenziali interventi, e altri pazienti oncologici che attendono già da diversi mesi di essere sottoposti a vitali operazioni chirurgiche”.

Per Gabrielli presidio essenziale per il sistema della protezione civile

Contro la “chiusura” del Piemonte anche il sindacato Coas Medici dirigenti di Messina e Aaroi-Emac che chiedono l’intervento urgente del Prefetto e del sindaco di Messina presso l’assessore alla Salute per evitare quello che definiscono una scelta irresponsabile.

Le ragioni? Sono legate al fatto che l’ospedale Piemonte è essenziale al sistema di emergenza della Protezione civile cittadina così come ha dichiarato l’allora capo del dipartimento della protezione civile  Gabrielli “posto che il territorio della provincia di Messina è zona ad elevato rischio sismico e geologico”.

Mario Macrì, Maria Spavara e Giuseppe Caminiti chiedono non solo ai politici,  ma anche ai sanitari e ai cittadini destinatari dell'offerta sanitaria, di aprire un fronte contro questo ennesimo scippo alla sanità messinese, cancellando persino il ricordo delle lotte di alcuni anni fa, anche allora contro la volontà della politica di chiudere il presidio di Viale Europa”.

“Il rischio – scrivono - è quello di cadere vittime del gioco dei "numeri", che tanto danno d’immagine, e non solo quella, fece alla sanità siciliana. Come non ricordare i servizi giornalistici televisivi sui posti letto fantasma dell'ospedale di Barcellona e come dimenticare gli arresti all'attuale assessore regionale alla salute e di alti dirigenti di piazza Ziino per la cosiddetta "spalmatura" dei numeri Covid? Purtroppo la decisione di fare dell'Ospedale Piemonte un presidio Covid, conferma che le precedenti esperienze non sono servite almeno a far riflettere i politici di casa nostra: sono i vecchi mali della politica che ritornano allorché l'apparire conta più del fare! In attesa di confermativa risposta si porgono distinti saluti”.

I posti letto "moltiplicati" sulla carta

Secondo i sindacalisti Irccs Piemonte avrebbe dovuto informare preventivamente l’attivazione di 40 posti letto di degenza destinati a pazienti positivi al Covid al Piemonte e mettono in evidenza come a due anni dall’inizio della pandemia il Servizio sanitario regionale “largamente inadempiente, nel tentativo di ricorrere ai ripari, cerca in maniera disperata e, a nostro parere, in modo scorretto di “moltiplicare” i posti letto da dedicare ai pazienti affetti da Covid ma il rimedio si sta rivelando peggiore del male!” né è ipotizzabile nell’immediato e senza radicali interventi strutturali, realizzare all’interno dell’ospedale due percorsi distinti fra casi covid e non covid.

Tante le carenze e le criticità segnalate. Dall’assenza di medici specialisti di Pneumologia, MalattieInfettive e Igiene all’assenza di percorsi dedicati e perfino di una Tac dedicata ai pazienti positivi  il che comporta ogni volta che ce ne sia la necessità, l’interruzione delle attività di radiologia per non meno di 2 ore,  per consentire la necessaria sanificazione dei locali.

I sindacalisti che segnalano anche l’inadeguatezza della terapia intensiva “per l’assenza di ambiente a pressione negativa” chiedono anche di sapere che fine faranno gli otto posti letto ordinari e segnalano che ormai da mesi tanti pazienti intubati vengono trasferiti in ospedali fuori dalla provincia con gravi e pesanti disagi anche per i familiari.

Per non parlare poi delle promesse nel piano di “adeguamento della rete ospedaliera” rimasta lettera morta.

Per il Bacino Territoriale di Messina 6 Terapie Intensive/Rianimazioni con una dotazione complessiva di 68 posti letto. Tutti obiettivi mai raggiunti sino a oggi.

Per la Cisl macchina "disorganizzata"

Sulla stessa lunghezza d'onda anche la Cisl. "L’ipotesi di trasformare il Piemonte in ospedale Covid è la testimonianza di come la macchina organizzativa della Sanità sia …disorganizzata”, si legge in una nota del segretario generale della Cisl Messina, Antonino Alibrandi, insieme ai segretari generali di Cisl Fp Messina e Cisl Medici Messina, Giovanna Bicchieri e Giuseppe Costa, che evidenziano come "in due anni, dall’inizio della pandemia, non c’è stata alcuna programmazione né sulla gestione della malattia e dei pazienti, né sulla realizzazione di nuovi posti letto Covid in strutture ospedaliere e non".

Il nodo principale, per la Cisl, è quello delle cure. "Siamo consapevoli che l’aumento vertiginoso dei contagi delle ultime settimane necessitano di una risposta immediata – proseguono Alibrandi, Bicchieri e Costa – ma riteniamo inaccettabile che una struttura così importante ed in una posizione strategica nel cuore della città, diventi dall’oggi al domani un ospedale Covid abbandonando la gestione delle altre cure. Una scelta calata da Palermo senza conoscere la città, senza comprendere che il Pronto Soccorso del Piemonte è uno dei più richiesti, che si abbandonano pazienti non Covid che andranno a riempire i reparti di altri ospedali, come il Policlinico e il Papardo, già alle prese con grandi difficoltà di gestione Covid e non. Il rischio, qui a Messina, diventa quello di morire di una malattia diversa dal Coronavirus perché non è stata fatta una programmazione sulle necessità reali del territorio”.

Il nodo Rianimazioni

Un esempio che la Cisl evidenzia è quello dei pazienti di riabilitazione con gravità. “I cosiddetti tracheostomizzati – spiegano ancora Alibrandi, Bicchieri e Costa – che hanno, per legge, diritto ad essere ricoverati in un presidio con posti letto di rianimazione. Il loro trasferimento dalla Gca Piemonte a Casazza ed il fatto che la Rianimazione del Piemonte diventerà Covid, renderà improponibile il loro ricovero nella struttura sanitaria. Inoltre, manca ad oggi all’ospedale Irccs Piemonte un direttore medico di presidio ospedaliero che sia laureato in Igiene, per cui tutte le responsabilità ricadono esclusivamente sul direttore sanitario che non possiede tale specializzazione”.

Ma la realizzazione di un ospedale Covid al Piemonte porta anche altre perplessità. "Come quella – continuano i rappresentanti della Cisl  – di una struttura che deve essere adeguata in poche ore alle necessità di una pandemia: servono medici ed infermieri specializzati, servono macchinari, strumentazione, dispositivi di protezione personale in misura sufficiente per tutti. Tutti punti che andrebbero discussi anche con le Organizzazioni sindacali perché il prezzo di questa decisione rischia, alla fine, di essere pagato proprio dai sanitari e dai lavoratori. Anche perché ricordare come il carico di lavoro, nei Covid Hospital, è fisicamente e mentalmente superiore ad altri nosocomi ed è necessario implementare gli organici per garantire il turnover giornaliero e la sostituzione dei sanitari che, purtroppo, potrebbe rimanere contagiati".


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