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In memoria di Salvo Santamaria, a cinquant'anni dal disastro nessuno può dimenticare

Ricordo nitidamente quel 15 giugno nel 1969, quando avvenne l’incidente ferroviario nel quale cessò di vivere Salvo Santamaria.

Era finita la scuola da alcuni giorni ed erano stati pubblicati gli esiti ed io mi apprestavo insieme alla mia famiglia a partire alla volta della casa estiva per le agognate vacanze. 
In realtà, a causa delle occupazioni degli istituti superiori, che avevano di poco seguito quella dell’università, la scuola per noi studenti era finita già da qualche settimana, era, infatti, il periodo storico che anche a Messina vedeva realizzarsi, con qualche mese di ritardo, i moti studenteschi del ‘68 che avevano agitato l’intero occidente e gli studenti messinesi dell’ultimo anno delle superiori avevano occupato la maggior parte degli istituti della città, loro avevano le loro giuste rivendicazioni, ma per noi, a quel tempo non ancora politicizzati, l’occupazione dei nostri colleghi più grandicelli aveva rappresentato solo un anticipo delle vacanze. 

Quando ero giunto alla stazione di Messina Centrale, le sale di attese erano colme di gente ed agli sportelli della biglietteria ci era stato detto che, causa un incidente ferroviario nei pressi di Barcellona, i viaggiatori in direzione Palermo avrebbero subito un trasbordo con i bus. Probabilmente sarebbe stato più opportuno posticipare la partenza, ma decidemmo ugualmente di metterci in viaggio.

Io incuriosito cercavo di avere maggiori notizie su quanto accaduto ma solo più tardi sul bus che ci portava oltre la stazione di Barcellona riuscimmo a sapere quanto accaduto.
Giunto a destinazione con molto ritardo sull’orario previsto aprii la radio per avere ulteriore notizie, e dal notiziario seppi dello scontro, avvenuto nella galleria S. Antonio, tra un treno viaggiatori ed uno merci, e della difficolta dei soccorsi, in quanto il treno merci trasportava carri infiammabili e si temeva uno scoppio in galleria.
Ignoravo che in quel treno ci fosse Salvo, e lo appresi solo dopo alcune ore, in un successivo notiziario, quando il cronista parlava del tentativo di estrarre dalle lamiere un giovane atleta messinese che aveva partecipato ai campionati regionali di atletica a Palermo e stava rientrando a Messina.

Conoscevo Salvo di vista, eravamo quasi coetanei e frequentavamo entrambi la parrocchia del Don Orione, luogo a quel tempo, e per moltissimi anni successivi, di ritrovo e di incontro per moltissimi ragazzi, giovani ed adulti. La Messina del 1969 non aveva molti luoghi di svago e di ritrovo ed il Don Orione, con il suo campetto di calcio, il suo oratorio, ed il suo cineteatro, e soprattutto con i suoi giovani sacerdoti aperti alle nuove istanze del concilio, rappresentava un punto di riferimento molto importante.
Ricordo che mi collegai più volte alla radiolina per avere notizie sui soccorsi fin quando arrivo quella della tragica morte di Salvo.

Negli anni successivi, e per moltissimi anni, il Don Orione si è sempre voluto ricordare del giovane atleta con un torneo di calcio estivo che, pur se fatto in campetto parrocchiale, ha visto impegnati fior di campioni locali. Oggi al Don Orione, Don Caione, uno dei giovani sacerdoti di quell’anno, ha celebrato una messa di suffragio e successivamente gli amici hanno deposto una corona di alloro all’ingresso del campo di atletica ex Gil, da alcuni anni intitolato proprio a Salvo e successivamente sulla sua tomba, dove un bel monumento, opera dello scultore Leonardo Leonardi, ricorda il giovane giavellottista.

20 giugno 2019

Franco Maggio


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