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Don Juan d’Austria, brevi considerazioni su uno “strano” personaggio storico

di Francesco Maggio

La caparbietà dell’amico Enzo Caruso ha riproposto negli ultimi anni nella nostra città “lo spettacolare sbarco di Don Giovanni d’Austria a Messina”, manifestazione che ricorda l’evento di quella che qualche storico ha definito l’ultima crociata, ovvero “la battaglia di Lepanto”.

Avvenimento storico che vide la città di Messina con il suo porto, a quel tempo uno dei più importanti del Mediterraneo, protagonista indiscutibile. Presso il porto, infatti, si erano riunite le flotte della cosiddetta “Lega santa” composta, fra le altre, da navi spagnole, veneziane, genovesi e dei cavalieri di Malta, al cui comando era stato posto “Don Giovanni d’Austria” , fratello minore dell’imperatore Filippo II d’Asburgo e figlio illegittimo di Carlo V e di una sartina di Ratisbona tale “Barbara Blomberg”.

Giovanni era stato portato agli onori della corte spagnola dopo la morte del padre legittimo, che lo aveva ordinato nel suo testamento, aveva ricevuto un titolo nobiliare e grazie alle sue capacità militari era riuscito ad avere incarichi di prestigio. Giunto a Messina, il giovane infante aveva scelto il palazzo reale della città come sede per soggiornare ed avere i suoi incontri politici.

Dagli annali della città di Messina dello storico Caio Domenico Gallo abbiamo notizia che la cosiddetta flotta cristiana, pur avendo subito numerose perdite, sbaragliò presso Lepanto quella ottomana; che al suo ritorno a Messina Don Giovanni fu accolto trionfalmente come novello Cesare e tributato di tutti gli onori dalla città; che, durante il soggiorno messinese fu più volte invitato a Palermo, che si vedeva sminuita di prestigio, dalla scelta dell’infante di soggiornare a Messina, e che vi si recò solo dopo parecchie pressioni, per fare però ritorno, prontamente nella città dello stretto; che da Messina partì per la vittoriosa spedizione che lo portò alla conquista di Tunisi; che Il senato della città fece erigere ad Andrea Calameck, a quel tempo protomastro e scultore della città, una statua in marmo della Madonna della Vittoria, sotto la cui protezione le flotte cristiane si erano raccomandate prima della battaglia di Lepanto, da porre nel santuario di Montalto, ed una statua in bronzo dorato raffigurante Don Juan con pannelli che raffigurassero l’impresa di Lepanto, da porre in una pubblica piazza, e che diede il nome di “Austria” alla nuova via, ideata dall’artista carrarese, che dal palazzo reale portava fino alla cattedrale; e abbiamo notizia, infine, che Don Juan morì di peste ad appena 29 anni mentre si trovava nella cittadina di Namur nelle Fiandre…

Sempre negli annali ci viene detto che in occasione di una messa di ringraziamento per la vittoria sugli infedeli, tenuta nella basilica cattedrale, alcuni cittadini che si erano convertiti al luteranesimo, lo ricusarono pubblicamente facendo ritorno alla fede cattolica. Ovvio dedurre che le idee di Lutero avevano avuto seguito anche nella città dello Stretto.

Gli storici ci dicono che Don Juan avrebbe dovuto sposare Maria Stuart, regina di Scozia. E possiamo immaginare che se lo avesse fatto, probabilmente la famosa battaglia che vide sconfitta la Invincibile armata spagnola dalle navi inglesi di Elisabetta, probabilmente avrebbe avuto esito diverso e così tutta la storia d’Europa.

Personalmente mi sono imbattuto in questo personaggio durante alcuni viaggi all’estero e sono rimasto affascinato da alcune dettagli fatti dalle locali guide turistiche. La prima volta si è verificato in Spagna presso il monastero dell’Escurial dove Don Juan è sepolto, qui la locale guida elogiava il giovane condottiero descrivendone la bellezza e l’amabilità e diceva che alla sua figura si era ispirato anche l’artista veneziano Dominicos Theotokopoulos, detto “El greco” nel raffigurare la spoliazione di Cristo della cattedrale di Toledo, dove il Cristo assume le sembianze di Don Juan ed il soldato in armatura spagnola quelle di Filippo II. In un successivo viaggio spagnolo, recandomi a Toledo e ricordandomi questo anedoto, non ho potuto fare a meno di andare ad ammirare quel bel capolavoro di El Greco, precedentemente citato dalla guida.

Un successivo incontro con la figura di Don Juan lo ho avuto a Ratisbona, dove lui è nato, e dove l’amministrazione locale ha fatto erigere in una piazza cittadina una copia del monumento di Messina, anche qui la guida, parlando di Don Juan, ne elogiava il coraggio, l’abilità e la bellezza ed asseriva che sulla sua morte per peste c’erano molti dubbi, dato che il condottiero era diventato molto scomodo sia al fratellastro Filippo che allo zio Massimiliano, che a quel tempo reggeva il sacro romano impero germanico, e che qualcuno ipotizzava fosse morto non per peste, bensì, per avvelenamento.

Ovvio che le teorie delle due guide (quella spagnola e quella di Baviera) non hanno riscontri storici, ma sono entrambe affascinanti e potrebbero rappresentare la trama per un giallo, in fondo la guida locale spesso è costretta, ad inventarsi belle storielle per affascinare i turisti, e le due citate erano molto in gamba! Voglio chiudere queste mie brevi considerazioni con un altro incontro con Don Juan, questo letterario, avuto leggendo un autore siciliano, “Antonio Veneziano”, definito da alcuni critici il “Petrarca di Sicilia”: Il Veneziano, che durante la prigionia di Algeri, dove si trovava in seguito alla cattura da parte di una nave Berbera, aveva conosciuto Miquel Cervantes con il quale aveva instaurato una amicizia letteraria proseguita anche dopo la prigionia, dedicò una lirica in lingua spagnola a Don Juan, quando questi, su invito del senato palermitano, si era recato nella città di Palermo.

Vencedor espantable y poderoso,/ En cuyo alto alvedrio y en cura mano, / Puso fortuna al pesar de Octomano,/ El bolver de su rueda pedigroso. Por quanto el gran milagro aventuroso/ que he viste fue tan digno y soberano/ que quien mira este hecho mas que humano/ queda por meraville en si dudoso;/ Y la hermana de encelados, la fama,/ Ojendo el baleroso pelear/ Contra de los gigantes conchalares,/ Con honor y con lor alegre os Ilema/ Juppiter de la tierra y de la mar,/ Para que todo el mundo os haga altares. Vincitore terribile e potente/ nel cui alto potere e nella cui mano/ pose fortuna contro l’Ottomano/Il pericoloso girar della sua ruota. Per quanto il gran miracolo avventuroso/ che ho visto fu tanto degno e sovrano/ che chiunque consideri questo avvenimento, più che umano/ resta per meraviglia in se dubbioso. E la fama, sorella degli zelanti,/ udendo il valoroso battagliare/ contro i giganti corazzati. Con onore e con lode gioiosamente vi chiama/ Giove de la terra e del mare/ affinché tutto il mondo vi innalzi altari. Ed una in lingua siciliana, dopo la morte. Quando fortuna prospera ti chiama/ a dignitati, tituli ed onuri,/ ti riverisci ogn’omu, ogn’uno t’ama,/ e d’ardiri e di scantu nun ti curi./ Ma si fortuna lu to dannu trama,/ fai prova di l’ingegnu e di valuri;/ chi di forti e di saggiu acquista fama,/ cui cumbattutu, resta vincituri. 

Antonio Veneziano, Andrea Calmech, Miquel Cervantes (che viene ricoverato e curato al grande ospedale di S.Maria della Pietà in Messina, dove, pare abbia iniziato a scrivere il Don Chisciotte), Don Juan d’Austria….

Potrei continuare, ma credo che i nomi dei personaggi citati e la loro fama ci fanno intuire quanto importante fosse a quel tempo la nostra città.


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