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Giornata mondiale zone umide, tris di eventi tra Ganzirri e Capo Peloro

Salvaguardare la biodiversità  per il bene di piante e animali. Anche a  Messina nel fine settimana si festeggerà la Giornata mondiale  delle zone umide. Tre gli eventi che si svolgeranno in città a partire da domani , sabato 1 febbraio alle ore 9, con una passeggiata lungo il Lago di Ganzirri  con partenza da via Lago Grande zona Pinetina, durante la quale sarà descritta la fauna e la flora della riserva a cura degli esperti degli enti ed associazioni partecipanti, Cai Messina, Proloco Capo Peloro ed Architrekking. Alle 12 sarà la volta  di Capo Peloro con Geologis – Droni e Monitoraggio Ambientale. Domenica 2 febbraio alle 9  toccherà al Canale Margi con osservazioni di avifauna.

L’iniziativa è stata presentata stamane  a Palazzo Zanca in presenza dell’assessore con delega all’Ambiente e Rifiuti Dafne Mugolino. La Giornata mondiale delle zone umide  denominata “Convenzione di Ramsar”, è un trattato intergovernativo che fornisce il quadro per l’azione nazionale e la cooperazione internazionale per la conservazione e l’uso razionale delle zone umide e delle loro risorse. 

Si tratta di  un evento promosso dall’Associazione centro educazione ambientale Cea Messina onlus, presieduta da Francesco Cancellieri, con il patrocinio del Comune di Messina, della Città Metropolitana di Messina, Arpa Sicilia, Corila e Lagunet e la partecipazione di enti UniMe, Chibiofaram e Geologis ed associazioni sensibili all’importanza delle aree umide del nostro territorio. 

“Abbiamo la Riserva del Lago di Ganzirri, la Laguna di Capo Peloro, – ha sottolineato l’Assessore Musolino – che, pur non essendo tanto conosciuta e nel tempo poco valorizzata, è tutelata e particolarmente attenzionata dalla nostra Amministrazione che ha posto in essere una serie di iniziative volte alla pulizia del lago, al ripristino delle condizioni naturali e ad una politica ambientale che ha riguardato tutto il contesto fortemente urbanizzato che circonda la laguna. L’attenzione è stata necessaria perché purtroppo nel tempo l’apertura di scarichi, anche se per le acque meteoriche, ha portato ad una modifica del lago che ha una caratteristica unica al mondo in quanto di acqua salmastra perchè scambiata attraverso canali con quella del mare. Questo ne permette una forte ossigenazione che altrimenti non avrebbe consentito il permanere dell’habitat naturale e delle forme di vita coltivate anche all’interno del lago che rappresenta una caratteristica unica in Italia e tra le poche al mondo. La salvaguardia delle zone umide assume quindi particolare rilievo per mantenere insediamenti naturali molto antichi nel tempo e la tutela riguarda sia gli aspetti urbanistici di prevenzione e contrasto agli abusi edilizi che la promozione della conoscenza delle peculiarità delle zone per potere attivare iniziative che consentano di visitare il lago apprezzando la parte di riserva dove gli uccelli migratori nidificano e dove fanno le soste nelle lunghe tappe migratorie. Per valorizzare questo aspetto abbiamo sposato progetti di birdwatching ed altre iniziative analoghe a testimonianza dell’importante valenza del Lago di Ganzirri per la nostra città”. La Convenzione è l’unico trattato internazionale sull’ambiente che si occupa di questo particolare ecosistema e i paesi membri della Convenzione coprono tutte le regioni geografiche del pianeta. La missione della Convenzione é “la conservazione e l’utilizzo razionale di tutte le zone umide attraverso azioni locali e nazionali e la cooperazione internazionale quale contributo al conseguimento dello sviluppo sostenibile in tutto il mondo”. 

Le zone umide sono tra gli ambienti più produttivi al mondo; conservano la diversità biologica e forniscono l’acqua e la produttività primaria da cui innumerevoli specie di piante e animali dipendono per la loro sopravvivenza. Essi sostengono alte concentrazioni di specie di uccelli, mammiferi, rettili, anfibi, pesci e invertebrati. Le zone umide sono anche importanti depositi di materiale vegetale genetico. La Convenzione usa un’ampia definizione dei tipi di zone umide coperte nella sua missione, compresi laghi e fiumi, paludi e acquitrini, prati umidi e torbiere, oasi, estuari, delta e fondali di marea, aree marine costiere, mangrovie e barriere coralline, e siti artificiali come peschiere, risaie, bacini idrici e saline. Al centro della filosofia di Ramsar è il concetto di “uso razionale” delle zone umide, definito come “mantenimento della loro funzione ecologica, raggiunto attraverso l’attuazione di approcci ecosistemici, nel contesto di uno sviluppo sostenibile”. Con il Decreto del presidente della Repubblica  n. 448 la Convenzione è diventata esecutiva in Italia. Le aree umide sono ecosistemi fragili, dalla bassa resilienza. Ciò significa che se vanno in crisi, in seguito a perturbazioni naturali o indotte dall’uomo, necessitano di tempi lunghissimi per riprendersi e difficilmente recuperano completamente le caratteristiche perse. E’ stato calcolato che negli ultimi 50 anni si sono perse circa il 50% delle zone umide a livello planetario. Il 90% di questi ambienti sono scomparsi nell’ultimo secolo nella sola Europa. 

Secondo la Commissione Europea, tra il 1950 e il 1985, si sono registrate le perdite maggiori: in Francia (67%), Italia (66%), Grecia (63%), Germania (57%) e Olanda (55%). Con esse sono scomparse specie animali e vegetali peculiari, indissolubilmente legate a questi habitat. Inoltre nuove aree umide di una certa complessità ambientale non riescono più a formarsi in modo spontaneo. Tutto questo determina la necessità di salvaguardare le zone ancora esistenti, un compito reso più difficile da fattori come l’abbandono delle attività agricole tradizionali e l’azione dei cambiamenti climatici, che stanno alterando l’equilibrio ecologico creatosi nel corso di millenni. Un effetto su tutti: la sostituzione in questi territori della flora e fauna autoctona con specie invasive alloctone. Importanti misure di protezione delle zone umide sono contenute in varie normative internazionali, nazionali e regionali. Tra le prime occorre citare almeno le direttive europee comunemente conosciute come “Direttiva uccelli” – che ha istituito le Zone di Protezione Speciale (ZPS) che comprendono numerose aree umide (in Sicilia ve ne sono circa 250) – e la “Direttiva Habitat” che si propone di conservare gli habitat naturali per proteggere la biodiversità e a tal fine ha creato la rete ecologica europea denominata “Natura 2000”. Le zone umide sono inoltre tra gli ambienti tutelati dalla “Direttiva Quadro sulle Acque” del 2000 che impone ai Paesi membri dell’Unione Europea di prevenire il deterioramento qualitativo e quantitativo delle acque e migliorarne lo stato assicurandone anche un utilizzo sostenibile, basato sulla protezione a lungo termine delle risorse idriche disponibili. Le aree umide, insieme alle barriere coralline e alle foreste tropicali, sono gli ecosistemi con la più elevata biodiversità al mondo. Si stima che a questi ambienti sia legato circa il 12% delle specie animali presenti nel nostro Pianeta e il 40% della biodiversità, considerando anche le specie vegetali. Questo vale in particolare per gli uccelli: a livello mondiale, su 9.895 specie esistenti, 878 (pari al 9%) sono strettamente legate alle zone umide. In Italia la percentuale di uccelli acquatici presenti in queste zone umide è ancora più alta: 192 specie (31%) su 621, la maggior parte delle quali migratrici.
 


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