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"La Grande guerra dei siciliani", il volume di Claudio Staiti approda alla Feltrinelli

Venerdì 4 novembre ricorre il 104º anniversario della fine del primo conflitto mondiale. Non si poteva scegliere giorno migliore, dunque, per presentare il volume di Claudio Staiti – ricercatore post-doc nella Scuola superiore di Studi Storici dell’Università di San Marino, e già dottore di ricerca in Storia contemporanea all’Università di Messina – La Grande guerra dei siciliani. Lettere, diari, memorie (Pacini Editore).  

Del libro, frutto di un'estesa ricerca in archivi pubblici e privati, si discuterà alle ore 18  alla libreria Feltrinelli di Messina. L’incontro, patrocinato dalla Società messinese di Storia Patria, sarà introdotto e moderato dal professore dell'Università di Messina e presidente della Società di Storia Patria, Salvatore Bottari. 

A dialogare con l’autore saranno i docenti di Storia Contemporanea dell'Università di Messina Giovanna D'Amico e Antonio Baglio e il ricercatore Fabio Milazzo (Istituto Storico della Resistenza e della Società Contemporanea di Cuneo).

Benché lontana dal fronte, anche la Sicilia visse il conflitto come un evento spartiacque. Sebbene le principali operazioni militari si svolges­sero al confine tra Italia e Austria-Ungheria, pure nell’Isola si misero in moto le medesime strutture di soccorso e organizzazione tipiche del resto del “fronte interno” (per citarne soltanto alcune: Comitati di preparazione civile, fitta rete ospedaliera di cura dei feriti, reperimento di luoghi da adibire a detenzione dei prigionieri o a dimora dei profughi).

Questo documentato volume, oltre a una disamina generale sugli studi compiuti sinora sul tema di come fu vissuta la guerra in Sicilia, presenta, per la prima volta in forma organica, un quadro ampio e variegato delle scritture intime dei siciliani, soprattutto militari ma anche civili. Lettere, diari, memorie fanno luce sui processi di nazionalizzazione e acculturazione patriottica, e inoltre, come scrive lo stesso autore nell’introduzione, consentono di cogliere profondamente "da un lato, il disagio e la disaffezione per una guerra da cui ci si sente schiac­ciati e in cui l’assurdità del conflitto richiede che siano messi da parte persino gli affetti più cari (sentimenti da cui non sono esenti neanche gli ufficiali), dall’altro, il senso di adattamento, di orgo­glio e di rigenerazione personale, perché parte di una storia e di un disegno imperscrutabile e più grande. Per i giovani siciliani trascinati al fronte, in località sino a quel momento sconosciute e a latitudini e climi così diversi da quelli a cui erano abituati, quel­la del ’15-’18 rappresentò un’esperienza fortemente segnante. Un’iniziazione alla vita per alcuni, un atroce obolo da versare per altri che non poté non influenzare successivamente e per sempre le loro esistenze". 


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